sabato, luglio 07, 2007

odio le ....


mercoledì, luglio 04, 2007

Ho creduto nella parola, credevo potesse essere molto più di semplici lettere; ho creduto nei sentimenti ma in quelli ci credo ancora, perchè quando sento il mio corpo vibrare non posso pensare che siano sensazioni costruite come le parole, le mie, ma sopratutto quelle altrui! Dopo tempo, dopo battitti su battiti credo che sia arrivato il momento di capire che tutto era fasullo, che tutto poteva andare così o in altro modo ma va, devo capire che il fluire del tempo, quello del mondo, non è soggetto al mio tempo. Assorbito da tutto quello che vado, assorbito dalle parole che creo, da quello che crea l'idiosincrasia dei miei pensieri, vissutto nell'attimo in cui il pendolo segna il non tempo che assieme a noi ci aiuta a creare il tempo. Quello che beffardo porta via pensieri e respiro a chi non deve, quello che porta via immagini e sentimenti, quello che fa accostare cose serie a riduncole storie di villaggio. Il non tempo è sempre lì, mai pensato e sempre ignorato. Come le lettere. Ho finito i pensieri, belli e brutti, singoli. Niente più. Sì, ce l'ho fatta a riaprire il varco in quel guscio che tra guerre e sedizioni avevo lasciato abbandonato, proprio lui che mi ha consentito un'imperturbabilità per tutto il non tempo che mi ha preceduto. Ora l'ho riacquistato, non turbatemi. Non ce la fareste. Non ho sete, solo voglia di riprendere il mio fluire, silenzioso, quansi clandestino, quasi sconosciuto all'interno di questo veicolo poco convenzionale ma talmente personale da permettersi qualsiasi aspetto egli voglia, egli desideri, egli mi consigli. Posso essere silenzioso oltre ogni pensiero e presente in ogni angolo di valle in cui sei scappata per non pensarmi, posso cambiare aspetto e assomigliare alla preda di un falco, ma posso rimanere con l'unica maschera che concessami, non ho trovato la voglia di cambiare, mai. Una maschera in cerca di vita, da vivere. Non credo che le associazioni, anche le più impossibili, non possano essere capite, ma ho iniziato a credere che i silenzi siano sempre frutto della volontà e mai del caso. Posso continuare a pensare che tutto sia così o illudermi che tutto sia plasmabile, a chi messia di se stesso ha sempre giocato con il mondo. Ho abbattuto la mia scienza, ho vinto e sono rimasto solo, forse non ho neanche vinto di diritto. La vittoria è sempre la parte più imprevedibile dell'essere nascosto dell'essere pazzo e forse troppo intuitivo. Credo. In qualcosa che nessuno e niente può riportare. Spero. Nella redenzione di tutte quelle cose che sbagliate sono avvenute per gli altri, perchè i pensieri anche i più stupidi non posso non versare una lacrima, non possono. Prenderei la vita per il collo forse per la prima volta, la prenderei per contorcerla e cercare di tirare fuori tutto il sangue che mi ha succhiato, la tirerei per i capelli e aspetterei che mi dia ragione, aspetterei che mi consensata, come il genio, di esaudire i miei tre desideri. Aspetterei a rispondere, perchè così aspetterei a pensare nel mio nucleo i pensieri arrivano più tardi delle azioni. Darei scienza a chi ne desidera e fallace intelletto a chi crede nella comodità. Mi relegherei nel posto d'onore per vedere crollare le certezze e far nascere nuove sensazioni, farei tornare quelle vecchie e convincerei che erano quelle giuste. Forse Giuste. Il calore non è mai una falsità, i ricordi non sono mai la cosa da gettare e cancellare. Stupid. Darei un briciolo di belle parole a chi non ha questo dono e farei provare le emozioni della musica su chi non riesce a distinguere altro che un fluire di note e farei vedere il mare a chi non può vedere e mi arrogherei il diritto di spiegare loro i colori, di spiegarli con i sentimenti di fagli immaginare il rosso come meglio credono perchè sia dannatamente loro, perchè possano interloquire con il mondo perchè non si sentano esclusi dal mondo perchè capiscano che i nomi sono lettere, ma sono anche sensazioni, dannatamente bastarde nella loro creazione. Darei un bivio ad ognuno perchè deve essere costretto a scegliere e destreggiarsi tra i cuori degli altri, capire che un gioco è bello se condiviso, che un gioco bello ha regole che le regole vanno rispettate e non plasmate sui proprio interessi, sulle proprie voglie a metà. Portato mano a mano da quella rabbbia che mi ha dinuovo raggiunto, distruttore di quelle cose che mi hanno inchiodato qui, per tempo oramai troppo lungo. Traccio una linea e ci cammino sopra pensando di camminare sui pensieri della gente; sono sterili piccoli e benchè disegnati rischiano di spezzarsi, di cancellarsi, di rivelarsi falsi come mille volte hanno dimostrato di essserlo. Non credetemi e non cercate di riportarmi a camminare per la strada, perchè per chi come me ha conosciuto la sconfitta vivere nel limbo è una mezza vittoria.

domenica, luglio 01, 2007

Rest in peace